Arte - Il caleidoscopio

Oltre la macchia: percorsi di luce in un tempo incerto

La ‘‘Macchiaʼʼ come metafora del grande gioco in divenire dell’esistenza.

Telemaco Signorini, Una mattina di settembre a Settignano

Moderni, visionari, enigmatici, i Macchiaioli seppero vedere oltre il loro tempo, anticipando, in un certo senso, geni come Monet, Van Gogh e Gauguin.

La loro unica colpa?! Non essere nati nella sfolgorante, cosmopolita ed eclettica Parigi della seconda metà dell’Ottocento.

Eppure, proprio i colleghi più illustri, gli Impressionisti, guardarono “alla maniera degli italiani” per imporre, non senza difficoltà, le proprie impressioni del mondo.

Malgrado gli inizi incerti, caratterizzati da uno scarso interesse nei loro confronti, che rasentava quasi il disprezzo, gli Impressionisti riuscirono a guadagnarsi un posto nella storia dell’Arte, ricevendo talvolta già in vita il successo e la doverosa riabilitazione.

Per i Macchiaioli, invece, la strada per il pubblico riconoscimento fu più impervia ed è ancora lunga.

Chissà, forse anche l’essere italiani è, agli occhi della comunità internazionale e di “noialtri”, una colpa…

Oggi, in tempi pandemici, una bella mostra del titolo beneaugurante, “I Macchiaioli. Capolavori dell’Italia che risorge”, curata da Giuliano Matteucci e Ferdinando Mazzocca, allestita a Palazzo Zabarella a Padova, ci riporta indietro nel tempo, tra paesaggi ameni e moti dell’animo, tra donne romantiche ma profondamente moderne, desiderose di piacere e di piacersi, e uomini alle prese con i piccoli e grandi affari quotidiani,  in quel tumultuoso, ricco, irresistibile Ottocento italiano che, come le stagioni del cuore, seppe offrire, tra buio e luce, incredibili atmosfere, suggestioni culturali immortali, e un impegno civico che attualmente latita.

Il settembre malinconico di Telemaco Signorini, l’erbaiolo di Giovanni Fattori, la signora che legge il giornale di Adriano Cecioni, raccontano i sentimenti di una generazione che non perse la speranza neppure nei momenti più drammatici e che reagiva con piglio alle avversità della vita.

Ma non ci sono solo le immagini ordinarie o le scene eroiche dei patrioti e dei soldati in battaglia (molti di questi artisti parteciparono in prima linea alle guerre d’indipendenza italiane), nei quadri dei Macchiaioli viene dato ampio spazio anche ai benefici sogni al crepuscolo.

Silvestro Lega, Il pergolato

La “macchia” nacque a Firenze nel 1856, in un luogo ben preciso, il Caffè Michelangelo, dove erano soliti incontrarsi artisti poliedrici, diversi per origine geografica e per formazione culturale: Telemaco  Signorini, Giuseppe Abbati, Giovanni Fattori, Vincenzo Cappabianca, Adriano Cecioni e Saverio Altamura, tanto per citare alcuni nomi.

Se Signorini fu il teorico del gruppo, non possiamo dimenticare che ognuno di questi apportò la propria, originalissima, cifra al movimento. Il termine Macchiaioli venne usato per la prima volta nel 1862 in senso dispregiativo per indicare la maniera di questi pittori di disegnare per accostamenti cromatici, rifiutando il disegno accademico e il chiaroscuro. Rompendo non solo con la tradizione classica ma anche con quella romantica, seppero invece creare un linguaggio innovativo che precorreva i tempi.

E la corrente dei Macchiaioli, nel segno di quella suggestiva continuità che da sempre caratterizza l’ideale Repubblica delle Lettere, si mise in ascolto del presente, in un dialogo ricco di spunti fecondi, ad esempio, con la Scuola di Resina – o come la definì ironicamente Domenico Morelli la Scuola di Portici, dove un gruppo di pittori locali accolse con gioia l’arrivo di Adriano Cecioni nel 1863 e diede in seguito avvio ad una delle esperienze artistiche più entusiasmanti del tanto vituperato Mezzogiorno (la Scuola di Posillipo, celebrata adesso in tutto il mondo) –  e  persino del futuro. Senza pregiudizio alcuno.

Quello stesso futuro che appariva, allora, carico di promesse.

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Laureata in Conservazione dei Beni Culturali e in Storia, sono giornalista pubblicista dal 2012. Ho da sempre una passione smodata per l'arte, la letteratura, i fumetti, il Sol Levante e per i voli pindarici. Mi definisco una sognatrice razionale.