Arte - Il caleidoscopio

Lʼarte di Luigi Calì fra impegno sociale e sperimentazione

Un’estate ricca di appuntamenti e di successi per l’artista partenopeo Luigi Calì, reduce dal grande consenso di pubblico e di critica ottenuto con le “Panchine della Memoria” (una dedicata a Maradona, una contro la violenza sulle donne e un’altra contro la criminalità) realizzate, con la generosità che lo contraddistingue da sempre, per la prestigiosa “Fiera della Cultura” di Casoria, nata da un’idea del giornalista professionista Giuseppe de Silva.

Subito dopo, è stata la volta della sua partecipazione all’evento “La Fescina Revolution”, il Gran Galà della televisione che si è svolto a Villa Domi. Tantissimi i nomi del mondo della cultura e dello spettacolo che sono stati premiati nel corso della serata proprio con le creazioni artistiche di Luigi Calì. Tra questi: il noto giornalista Rai Massimo Giletti e lo scrittore Maurizio De Giovanni.

Ancora, una sua opera pittorica, “Urlo sordo”, è stata esposta al Gambrinus – insieme a quella di Bruno Ciniglia, durante la presentazione del libro “Pandemia seconda ondata. Rabbia e confusione – La sfida di Pulcinella” di Angelo Iannelli, volume pubblicato da Albatros Edizioni. Una serata intensa, spunto ideale per parlare di tanti temi attuali, che si è aperta con le note della violinista Daniela Trionfante ed è stata moderata dalla psicologa Edda Cioffi.

“Urlo sordo” riesce a sintetizzare con mirabile sintesi e pathos la sensazione angosciante, al contempo collettiva e personalissima, che stiamo vivendo e che diventa la metafora visiva dei tanti perché che restano irrisolti, della solitudine, mai così presente come nell’era della globalizzazione e della interconnessione, che ci attanaglia, delle trappole e delle gabbie che ci costringono e ci trascinano in un abisso senza fine. E infine, racconta di quello scatto eroico e disperato che non ci abbandona mai, mettendo in evidenza quel naturale istinto di sopravvivenza che, chissà, tenta di condurci verso la salvezza.

In questo senso, la tela si ricollega alla stagione creativa, fortemente introspettiva, iniziata con le Sette opere di non misericordia.

Un percorso tematico al contrario, come suggerisce il titolo di questo ciclo pittorico, che pur tuttavia con la sua volontà di far riflettere incita un cambiamento non più procrastinabile. Nel segno di un’umanità diversa.

È questo il significato di Sette opere di non misericordia, che pone l’accento sulla luce e sulle tenebre che avvolgono il cuore umano.

Un omaggio sentito e toccante all’arte immaginifica di Caravaggio. E non è un caso che in questa lungimirante analisi sul nostro tumultuoso tempo, nell’epoca dell’indifferenza e della bulimia dei sentimenti a uso e consumo di un clic, Luigi Calì, artista di rara sensibilità e in costante ascesa, abbia scelto di partire dalle suggestioni di Caravaggio, artista inquieto che visse le ansie, le speranze e le disillusioni di un periodo storico contraddittorio e complesso.

Riflessioni importanti che sono esaltate e prendono quasi forma viva grazie all’uso sapiente della bicromia e della figura, sempre pregna di significati etici prima ancora che religiosi, di Cristo che, inchiodato alla croce, partecipa alla sofferenza umana e stringe a sé le persone in difficoltà, gli oppressi, gli emarginati, i torturati, le vittime di ogni forma di violenza,  le donne che vengono abusate e umiliate, gli animali che soffrono a causa dei cambiamenti climatici causati dalla mano feroce di altri uomini.

Un “J’accuse” che non può e non deve lasciare indifferenti.

Luigi Calì, da sempre impegnato nel sociale, ha ottenuto già diversi riconoscimenti per una carriera portata avanti nel segno dell’originalità. La galleria “Phoenix Art”, creata dal pittore e sita a Napoli, in via Torrione San Martino 23, ospita la produzione di questo talentuoso artista in continua evoluzione.

Nelle sue opere scorre la forza di Pollock, l’essenzialità del tratto dei manga più sofisticati,  il segno di Basquiat e quello non meno complesso di Vettriano, i moniti degli artisti della Land Art, le ambientazioni di Hopper e le sperimentazioni coraggiose di Kandinsky.

E poi, l’eco della lezione dei grandi artisti del passato, reinventati e mai meramente copiati.

Come si conviene al grande gioco dell’Arte, che abbraccia la vita e il suo divenire oltre la bidimensionalità della tela.

Tutto questo è Luigi Calì.

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Laureata in Conservazione dei Beni Culturali e in Storia, sono giornalista pubblicista dal 2012. Ho da sempre una passione smodata per l'arte, la letteratura, i fumetti, il Sol Levante e per i voli pindarici. Mi definisco una sognatrice razionale.