Arte - Il caleidoscopio

“Spellbound: Scenografia di un Sogno”, quando Salvador Dalí incontrò Alfred Hitchcock

“Dove finiscono i pezzi che perdiamo?”, si chiede per tutta la vita Salvador Dalí, ed è questa la domanda, la chiave di volta che racchiude il senso più profondo di “Spellbound: Scenografia di un Sogno”, una suggestiva mostra allestita nella Basilica della Pietrasanta, a Napoli, che celebra il connubio fra il talentuoso catalano e Alfred Hitchcock. Il controverso artista creò nel 1945 le oniriche scenografie per il film “Io Ti Salverò” del regista inglese,  magistralmente interpretato  da Gregory Peck  e Ingrid Bergman.

L’esposizione, curata da Beniamino Levi e la direzione artistica di Roberto Pantè, punta a valorizzare questo lato, forse meno noto, della produzione artistica di Dalí.

Questa la trama del film: la dottoressa Petersen, assistente in una casa di cura per malati di mente, apprende che il Dr. Edward è stato nominato direttore in sostituzione del Dr. Fleury. Una serie di indizi, tuttavia, le fanno pensare di trovarsi di fronte ad un caso di sostituzione di persona. Inizia così un viaggio di scoperta e di redenzione che lo spettatore compie insieme ai protagonisti del film.  Salvador Dalí fu chiamato in causa in quanto artista surrealista in perenne contatto, per così dire, con la dimensione onirica e psicoanalitica. Hitchcock chiese a Dalí di disegnare le scenografie per quella sequenza di tre minuti che poi passerà alla storia: bordi contorti, occhi che spuntavano dalle pareti e dai tendaggi, femmine fatali e uomini senza volto. Il risultato finale fu un capolavoro, forse di nicchia, ma di rara bellezza. 

Negli spazi del complesso, oggi LAPIS Museum, si articola un itinerario che simboleggia idealmente i labirinti della nostra mente, ora contorti e inquieti, ora struggenti, e che mette in luce i  quattro temi cardine del film: la Paranoia, il Mondo Onirico, la Psicanalisi e il Recupero della Memoria. Gli occhi vitrei dipinti su una tela, nucleo principale della sequenza onirica firmata da Dalí per la pellicola, appaiono ben in mostra sull’altare della basilica seicentesca.

Oltre cento opere originali fra sculture in bronzo, opere in vetro Daum, grafiche, oggetti di design e arredi surrealisti, tutti provenienti dal Dalí Universe.

“Spellbound: Scenografia di un Sogno” è un percorso tra sculture in bronzo, opere in vetro Daum, grafiche, libri illustrati, scacchiere, riproduzioni video, ologrammi, oggetti di design e arredi surrealisti di Dalí.

Eclettico, provocatore, irriverente, controverso, per nulla misurato. Questo è Salvador Dalí. Sulla valutazione complessiva del genio catalano pesano radicate connotazioni negative: il suo essere uno snob, le presunte (ma sempre smentite) simpatie per i regimi fascisti, la sua ambizione smodata, tanto da essere prima “processato” e poi allontanato dai Surrealisti, con cui aveva condiviso un notevole pezzetto di strada. Proprio il teorico di questa corrente, André Breton, lo definì: “Avida Dollars”, un anagramma che poneva in luce la ricerca ossessiva di successo, fama, gloria e denaro dell’ex amico, ma anche, implicitamente, la sua innata capacità di trasformare in oro tutto ciò che toccava, andando oltre i famosi quindici minuti di celebrità profetizzati, poi, da Andy Warhol.

Nel universo artistico di Salvador Dalí ogni rigida distinzione intellettuale, ogni categoria, persino il più ovvio rapporto di causa-effetto sembra dichiararsi «altro» da sé. L’inorganico trapassa improvvisamente nell’organico, istinto sessuale, necrofilo e alimentare si fondono, mentre Freud e Einstein vengono eletti successori di maghi e alchimisti per aver dimostrato – ciascuno a modo suo – che la materia è instabile. La paranoia crea un enigma nella tela e ci porta a riflettere sull’inevitabilità del Destino e sullʼimpossibilità di giungere ad una qualsiasi forma di “verità rivelata”. Mille occhi vedranno mille diverse realtà e queste realtà sfumeranno, dando vita ad altre immagini. Ma non sono immagini casuali, sembra volerci dire il pittore.

E alla fine del percorso, permane nel visitatore la sensazione che non tutto sia stato detto neanche a proposito di questo artista. Perché la realtà nasconde sempre una doppia chiave di lettura e il passato condiziona il futuro. Lʼopera è visitabile fino al 30 settembre 2022.

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Laureata in Conservazione dei Beni Culturali e in Storia, sono giornalista pubblicista dal 2012. Ho da sempre una passione smodata per l'arte, la letteratura, i fumetti, il Sol Levante e per i voli pindarici. Mi definisco una sognatrice razionale.