La lettrice infingarda

Intervista a Maria Rosa Bellezza, autrice del romanzo “Le Lesioni dell’Anima”

La lettrice infingarda

“La bisnonna Gelsomina morì tre volte…”

Maria Rosa Bellezza, avvocato con la passione per la scrittura e instancabile mamma, ha recentemente pubblicato con Homo Scrivens, il romanzo : “Le Lesioni dell’Anima”. Unʼ’pera intensa, che invita ad andare oltre quelle ferite che, in un modo o nell’altro, modificano per sempre il corso di della nostra esistenza. Un testo che mescola sapientemente più generi e che descrive una splendida saga familiare, regalando un pizzico di magia in un mondo sempre più ordinario. 

Ciao, Maria Rosa! Benvenuta in questo spazio dedicato alla letteratura.  Iniziamo subito con una domanda che è facile e difficile al contempo, io la definisco simpaticamente la ʻʻMadre di tutte le domandeʼʼ: come nasce questo romanzo? E cosa vuole comunicare ai lettori?

Ciao, grazie per l’accoglienza! Tanti anni fa aiutai Maurizio Zeni, un mio caro amico sensitivo, a scrivere la presentazione per il suo blog. Mi rimase la voglia di parlare di lui, del suo particolare modo di approcciare il misterioso mondo delle energie sottili. Cominciai a buttar giù una cronaca dei suoi consulti e di alcune strane vicende di cui era stato testimone. La narrazione mi prese la mano, iniziai ad inventare il personaggio Mizio, a crearne altri in nuovi scenari. Quando introdussi la figura di Ada mi resi conto per la prima volta che avevo tra le mani un romanzo vero e proprio. Come ho detto l’idea di partenza era sfatare il mito del sensitivo/cartomante saccente, fumoso e ambiguo. Volevo mostrare l’uomo dietro dietro al mago, le insicurezze, le debolezze e le paure di chi deve vivere con una sensibilità accentuata, esasperata.  Poi è diventato un romanzo sui legami, passati e futuri, che l’amore sa creare.

Il testo si apre con la descrizione di un personaggio forte e eccentrico, Gelsomina. La scelta di descrivere un mondo spirituale così vivace, mi ricorda alcune delle pagine più belle di quel filone artistico, denominato realismo magico, portato avanti con successo da autori come César Aira e Isabel Allende. Come può essere descritto, in poche parole, il suo rapporto con il soprannaturale?


Sono profondamente convinta dell’esistenza di piani paralleli della nostra coscienza che non percepiamo perché, come dicono molte scuole spirituali, abbiamo il cuore chiuso e ci identifichiamo completamente con la nostra mente, che invece dovrebbe essere al nostro servizio.  Io per prima, nonostante la forte attrazione e passione per l’esoterico, sono pragmatica e razionale e molto lontana dal mondo degli spiriti, dei segnali e delle percezioni. Anche il mio intuito fa acqua da tutte le parti. 

Come sostiene la dottoressa Anna Copertino nella postfazione: ʻʻIl centro storico è stato il primo testimone della storia di Ada e Mizio, e di tutti gli altri insoliti personaggi, che l’autrice ha saputo accogliere e raccontare nelle loro personali caratteristicheʼʼ. In questo libro, Napoli non è solo uno sfondo da cartolina, ma sembra quasi un personaggio complementare alle vicende raccontate. Che rapporto ha Maria Rosa con questa città in perenne divenire?

Napoli contribuisce a formare il carattere e la personalità allo stesso modo dell’influenza familiare e scolastica.  Mi riferisco non solo alla parte folcloristica che diventa bagaglio culturale di ogni napoletano come i racconti di famiglia. Parlo dei suoi elementi più viscerali, più profondi: il magma che bolle sotto le ceneri del Vesuvio, il rumore del mare, i reperti storici che fanno capolino a ogni scavo di strada. Una sopportazione stoica per le ingiustizie che fa da trampolino di lancio per una certa forma di genialità di cui tutti ci sentiamo investiti come desiderio di rivalsa storica, di riscatto. Io non mi immagino in altro luogo, non so definirmi diversamente se non come napoletana. 

 Nel romanzo, lei descrive un personaggio femminile complesso, che ha sofferto molto nella vita. Questa sofferenza ha segnato così tragicamente la protagonista da fare di lei, restando in tema di tarocchi e come ha scritto in uno dei passaggi più emblematici del testo, l’Imperatrice rovesciata, capace di spodestarsi da sola e di rinunciare alla felicità nel nome di questo antico dolore. Cosa può dirci di Ada e della sua, forse volontaria, incapacità di vedere  e di andare oltre, a differenza del protagonista maschile, Mizio? 


Secondo la mia personale esperienza, chi è segnato da un evento traumatico, forte, ha due alternative: morire e basta, o morire e rinascere. Morire è il modo più semplice di lasciarsi vivere. Ci si piega su sé stessi, ci si accomoda e si lascia che ciò che è accaduto diventi l’alibi per fuggire alle sfide della vita.  È quello che Ada fa all’inizio della storia, quando lascia che i genitori prima, e Mizio dopo, scelgano per lei. Le piace la sua campana di vetro, giustificare le sue debolezze nel nome di una sordità non voluta. Ada è sorda alla vita, non vuole ascoltare il dolore, non accetta che il mondo reale sia brutto e volgare suo malgrado. Vorrebbe restare sempre nel suo mondo fantastico. Una condizione molto comune, che ritroviamo spesso come sordità metaforica: siamo tutti impegnati ad ascoltare noi stessi e le nostre pretese, e poco aperti verso l’esterno, verso gli altri. 

Quanto incide il dolore che abbiamo sperimentato nelle decisioni più importanti delle nostre vite?


Incide in maniera totale, come dicevo prima, il dolore può inaridire, può spegnere. Può renderci cattivi. O al contrario può elevarci, e farci conoscere l’amore vero per la vita, quello incondizionato. E se condiziona il nostro modo di essere, di approcciarci alle vicende della vita, condiziona anche le decisioni che prendiamo.

 Come interagisce lo scrittore con quanti leggeranno la storia e con lo staff tecnico che si occuperà dellʼopera (casa editrice e editor, ad esempio)?

Devo premettere per onestà intellettuale che questa è stata la mia prima esperienza in tal senso, pertanto posso parlare per il singolo caso. La mia prima editor tout court è stata la dott.ssa Anna Copertino che mi ha aiutato a superare il blocco della scrittore che a un certo punto mi aveva attanagliato. Grazie a lei e ai suoi suggerimenti tecnici ho potuto consegnare  alla casa editrice un romanzo completo e maturo che è stato letto e positivamente accolto dal comitato di valutazione della Homo Scrivens presieduto dal dott. Andrea Corona che poi ne ha curato anche un ulteriore più leggero editing. In generale si è creata una bella sinergia con Aldo Putignano editore di Homo Scrivens e il suo staff che ha reso piacevole il tempo trascorso insieme alle presentazioni e alle fiere.

Ho apprezzato molto la hit parade finale, una eclettica classifica dei  suoi libri del cuore, in cui ho ritrovato alcuni titoli a me particolarmente cari come ʻʻʻʻSe una notte d’ inverno un viaggiatoreʼʼ, ad esempio.  Storia diverse che hanno, tuttavia, in qualche modo al centro delle vicende raccontate “il fattore umano come avrebbe detto il grande Graham Greene. Di fronte a una società così tumultuosa e complessa, che sembra ignorare completamente lʼeducazione sentimentale e la dimensione magica, a quali sfide è chiamato il romanzo?

Spero esattamente a quella che citi: aiutare i miei lettori a recuperare la dimensione magica della vita, a ritornare al mondo immaginifico che ci rende più vulnerabili al bello dell’esistenza ma proprio per questo più aperti ad accogliere l’amore, in tutte le sue forme, nella nostra esistenza.

Una piccola curiosità per i lettori. Come già detto, “Le Lesioni dell’Anima” esplora anche il mondo dei tarocchi. Un pretesto letterario per riflessioni di ampio respiro o una passione dell’autrice anche nella vita reale?

I tarocchi sono una mia grande passione ma non ho mai imparato a leggerli, pur conoscendo bene il significato di ogni arcano. Ci vuole molta delicatezza per entrare nella vita altrui attraverso gli archetipi, e io non sono sufficientemente preparata per questo. La potenza dei simboli mi affascina, uno dei miei crucci è quello di non saper disegnare perché credo che mi esprimerei molto meglio per immediatezza rispetto alla parola.  Infatti ammiro molto i poeti, che usano le parole come immagini, per quella capacità che hanno di sintetizzare in un’unica parola diverse emozioni.

Prossimi progetti creativi e professionali?


Spero di poter uscire presto con un nuovo romanzo. Amo il mio lavoro da avvocato; tuttavia la scrittura e ciò che riesco a trasmettere mi donano una carica che non trovo altrove.

Un consiglio da dare a chi si cimenta per la prima volta con gli ʻʻuniversi di carta?ʼʼ

Il consiglio più ovvio è quello di leggere, di tutto di più, per affinare il gusto e il senso del suono della parola scritta.  Frequentare almeno un paio di buone scuole di scrittura creativa. Il talento, quando c’è, da solo non basta. Occorrono gli strumenti giusti e chi ti insegna ad accordarli e a tenerli sempre in perfetta efficienza. Ed essere molto umili. 


E al termine di questa chiacchierata, non mi resta che augurare a Maria Rosa Bellezza buona fortuna! Con la severa approvazione della kokeshi, appassionata lettrice, che raccomanda caldamente la lettura di questo piacevolissimo romanzo. 

“Le Lesioni dell’Anima” (Homo Scrivens) vi aspetta nelle migliori librerie.

Ad maiora, Maria Rosa!

ELEONORA BELFIORE

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Laureata in Conservazione dei Beni Culturali e in Storia, sono giornalista pubblicista dal 2012. Ho da sempre una passione smodata per l'arte, la letteratura, i fumetti, il Sol Levante e per i voli pindarici. Mi definisco una sognatrice razionale.